giovedì 14 giugno 2012

Notte in Arabia. Vita e storia di Gianmarco Bellini, il ragazzo che voleva volare

Volare era sempre stato il suo sogno. Sin da ragazzo, aveva le idee chiare sul proprio futuro: diventare pilota. E pilota, lo è diventato. Una passione che si è tramutata in mestiere, dove l’impegno era innanzitutto una missione d’amore. Come quella per la propria patria, l’Italia, difesa oltremodo, comunque e dovunque, anche sotto torture.  Dedicato alla storia di un eroe dell’Aeronautica italiana, il Colonnello Gianmarco Bellini, “Notte in Arabia” scritto da Francesco Di Domenico ed edito dalla Boopen, si presenta ai lettori come racconto biografico. Una sorta di diario che, oltre a svelare i retroscena legati alla missione della guerra in Iraq del ‘91, dà spazio ai sentimenti, alle aspirazioni e alle delusioni di un Bellini uomo prima ancora che soldato. Narrato, per volontà dell’autore, in prima persona così da rendere i fatti più vividi, attraverso i ricordi del Colonnello stesso, “Notte in Arabia” emoziona, commuove, coinvolge. Tutto ha inizio dalla prestigiosa Accademia Aeronautica di Pozzuoli, dove il  sogno del Colonnello  stava per diventare realtà. Ricordi legati ai compagni di corso s’insinuavano tra i suoi primi passi in volo, tra rigido addestramento, briefing e l’emozione indescrivibile del decollo, da quando, appunto,  cominciava quel rapporto d’amore col velivolo.
Ma cosa successe quella famosa notte tra il 17 e il 18 gennaio 1991? Quando l’aereo del Maggiore Gianmarco Bellini  e del Capitano Maurizio Cocciolone fu abbattuto dalla contraerea durante la missione denominata "Desert Storm" della prima Guerra del Golfo? La verità   trova riscontro nelle pagine di “Notte in Arabia” scaturite dalla decisione del pilota Bellini di affidare allo scrittore  Francesco Di Domenico il compito di raccontare quell’episodio affinchè potesse essere condiviso da  tutti, come storia collettiva della nostra nazione e non solo personale, proprio come afferma il protagonista. I quarantasette giorni di prigionia che fecero seguito alla cattura, da parte degli iracheni, dell’unico equipaggio italiano che proseguì la missione, sono minuziosamente descritti. Non sono risparmiate le atrocità subite nel carcere di Abu-Grahib. Eppure, l’allora Maggiore Gianmarco Bellini, medaglia d’argento al valore militare, non fu riconosciuto dallo Stato come prigioniero di guerra. Ma nonostante l’amarezza, il Colonnello ha continuato a servire l’Arma. E ad essere fedele alle istituzioni, come solo un uomo nutrito di onestà intellettuale e buoni sentimenti è in grado di fare. Come recita un detto, non a caso, arabo: “Fai un lavoro che ami e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita”. Un elogio va speso anche per la copertina del libro che riporta l’opera “A night in Mesopotamia”dello scultore e pittore iracheno Ahmed Al Safi, vincitore nel 2000 del Premio “Ismail Fattah Al Turk”.

                                                                             Corinne Bove


Notte in Arabia
Vita e storia di Gianmarco Bellini, il ragazzo che voleva volare
(Bellini & Cocciolone Iraq ’91)
Editore Boopen

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