Frutto dell’estro e dell’intrigante immaginazione dello scrittore e cultural
planner Claudio Calveri, il romanzo “La città distratta”, edito da Homo Scrivens
per la collana “Dieci”, porta nuovamente in primo piano la prolifica penna del
vincitore del Premio Troisi per la scrittura umoristica e di altri premi
letterari, autore stavolta di un’avvincente storia tutta imperniata sulla
scelta originale ed anticonformista di un ispettore di polizia chiamato Angelo
De Marinis. Lo stesso che, dopo la difficile decisione di emigrare nel nome
della carriera, pensa di fare ritorno nella città natale, dalla quale, invece,
tutti intendono disperatamente fuggire. Una volta ritornato in quegli stessi
ambienti a lui familiari, De Marinis, tuttavia, si ritrova subito proiettato
nell’indagine per l’ omicidio di un ambiguo e malfidato personaggio della
malavita conosciuto negli ambienti con il soprannome di “Rattuso”, ammazzato
misteriosamente nel porto di Napoli. E così, dopo aver pubblicato per Comix e
altri editori libri di narrativa e saggistica e dopo aver curato il progetto
editoriale “Le città visibili”, con il patrocinio
della Commissione Nazionale Italiana “Unesco” promuovendo la candidatura di
Napoli a Città della Letteratura “Unesco”, il napoletano Claudio Calveri, con il
suo racconto, aggirandosi alla sua maniera nella città dei “segreti di
Pulcinella” offre vita ad un giallo-non giallo nel quale l’enigma in cerca di
soluzione non è come normalmente si possa aspettare relativo al nome del
colpevole, bensì inerente a quel segreto sconcio ed impronunciabile di una
famiglia allargata in maniera ben lontana dalle convenzioni e dagli schemi della
cosiddetta società civile. Grazie alle vicissitudini di un prete omosessuale, un
falso professore, un marinaio russo, una nave fantasma, un’avvenente
collaboratrice familiare polacca e tanti altri personaggi ai confini della
normalità e del giusto, tutti impegnati nel celare le propria verità a polizia e
criminali, ne “La città distratta” a prendere corpo è la narrazione di
“ChiarOscuro” uno scrittore mulatto, apprendista pizzaiuolo, attraverso la quale
tutto l’assurdo e l’inverosimile sembra confondersi con il credibile e
l’attendibile. Per i lettori “una storia dedicata a tutti quelli che,
quotidianamente, combattono contro il Meglio, acerrimo nemico del Bene” ed un
modo per osservare, attraverso le schegge di uno specchio rotto dal destino, le
terrene peripezie di soggetti ottenebrati dall’enigma di occulte personalità,
inconsapevoli artefici di un quadro di vita, ambiguo, desolato, insanguinato e
beffardo.
Francesca Giorgio
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