MIREA FLAVIA STELLATO |
C’era una volta un ragazzo
che accompagnava le sue capre sull’altopiano del Tibet. Un giorno vide passare
un monaco buddista e fu colpito da quella veste arancione e dal portamento
dell’uomo. Lo fermò e gli chiese: “fratello, come posso diventare come te?” Dopo
una pausa, il monaco rispose: “non è con
uno sguardo che si impara a fare il monaco.” “Ma io lo voglio ardentemente,
sento un fuoco che brucia nel mio cuore”, rispose il ragazzo. “Bene” disse il
monaco, “se hai tanta certezza, trafiggiti un dito sopra quei grossi rovi.” Il
ragazzo allora si fece trapassare con violenza entrambe le mani e, lasciandole
inchiodate, si rivolse al monaco: Va bene così?... Portami con te!” Sorpreso, il monaco fasciò
le mani al ragazzo e disse: “andiamo dal Lama.”
Il monastero era sul picco
più alto ed il ragazzo fu sottoposto ad un’altra prova, fu lasciato nudo per
tutta la notte nella neve. All’alba fu ricevuto dal Lama che gli disse: “abbiamo
fatto chiamare tuo padre e inviato il tuo nome al Dalai Lama.” A mezzogiorno
assieme ai monaci fece colazione con pane ammuffito e latte acido. Poi
trascorse volontariamente le successive tre notti nudo nella neve. Giunse al
convento il padre che implorò il ragazzo di tornare perché senza di lui non
poteva continuare il commercio della lana. Il ragazzo allora si cosparse di benzina e si
diede fuoco, ma i monaci intervennero istantaneamente e le scottature
risultarono minime. Tutti dissero in coro: “ma allora è proprio una cosa seria! Giunse
anche una delegazione del Dalai Lama che annunciò: “stiamo costruendo un nuovo
monastero che affideremo a questo ragazzo che ha dimostrato tanta fede!” Il
ragazzo passò un’altra settimana dormendo nella neve e mangiando schifezze e
accorsero da tutto il Tibet in pellegrinaggio per vedere questo santo ragazzo. Ma
una bella domenica nessuno lo trovò più.
Era sparito. Per dieci giorni lo cercarono per tutte le montagne del Tibet.
Anche il padre era tornato al convento in cerca di notizie. Ad un tratto giunse
una telefonata sul cellulare del Lama, era il ragazzo che diceva di essere
andato sulle spiagge del Brasile a vendere il cocco. Il Lama (che aveva origini romanesche)
rispose: “A ragazzì, mortacci tua!! Ci
hai rotto li cojoni per due settimane, tu
e la tua vocazione seria e sicura… ma va a morì ammazzatooo!!”
Allora il padre (che aveva
origini partenopee) prese il telefono e disse: “all’anema de meglie muort e chi
t’è muort!!! Aggio perz tutt e pecore
pe’ chesta vocazione d’’o cazz!! Ma
pecché nun te si’ spezzate ‘e cosce?!!” E il bonzo che per primo aveva
incontrato il ragazzo (e che aveva origini venete) non volle essere da meno;
strappò il telefono dalle mani del padre e urlò: “ma va remengo ti e co te go
ncontrà! Va’ in mona, coglionazzoooo!”
MORALE: non basta gettare un
mattone a terra per essere certi di costruire un grattacielo. P.S. I coglioni ingannano talmente bene se
stessi… che riescono a trarre in inganno anche gli altri.
che ci azzecca mirea una ragazza che a soli 14 anni ha convinto i geniutori lo so litigandoci gionate intere perche , nonostante una ragazzina voleva fare interviste tutto qua a chi prende per il cuo forse vi brucia' un po' perche' la sua carfriera procede a gonfievele non fate cosi questo lo dico da amico inseguite i vostri sogni e vedrete che andra nvia tutto questo
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